Estrattivismo

L’estrazione di valore dalle risorse materiali da una parte e dai dati dall’altra è in posizione di comando nell’assetto complessivo del capitalismo. L’estrattivismo è profitto che si trasforma in rendita e si estende anche al campo open-source, come nel caso dell’appropriazione da parte di Google del sistema operativo Android. Esso sussume il “sociale” nell’economico, catturando identità e interazioni in funzione della profilazione; trasforma il tempo libero in lavoro gratuito e invisibile, occultato dal mito degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale.

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Mezzadra e Neilson  a proposito del lavoro e delle piattaforme estrattive aggiungono che:


“Per quanto riguarda le recenti evoluzioni nelle misurazioni del lavoro astratto, le nuove frontiere del monitoraggio e dello sfruttamento del lavoro introdotte dalle forme di controllo logistiche e algoritmiche sono particolarmente rilevanti. Si consideri la cosiddetta gig economy in cui i lavoratori utilizzano le piattaforme di connessione digitale [digital matching platforms] per fornire servizi senza le protezioni dell’impiego vero e proprio. Esempi di queste piattaforme comprendono i siti di “crowdwork” come Amazon Mechanical Turk e applicazioni on-demand come Uber, Foodora o Deliveroo. Concentriamoci su Deliveroo (….). I lavoratori che utilizzano questa applicazione per smartphone trasportano cibo preparato nei ristoranti, portandoli dai fornitori ai consumatori, mettendo a disposizione i propri mezzi di trasporto e i dispositivi sui quali funziona l’app. Ma ciò che più conta, questi lavoratori non sono direttamente impiegati da Deliveroo, nonostante siano obbligati a mostrare abbigliamento ed equipaggiamento di marca dell’azienda mentre fanno consegne e debbano sempre firmare un accordo per non accettare lavori da piattaforme concorrenti. Quando accettano lavori tramite l’app, i lavoratori rimangono ignari dell’indirizzo al quale devono consegnare il cibo fino a che non ritirano la merce dal fornitore. Il sistema permette loro di accettare lavori a loro piacimento e ciò significa che la compagnia non paga per il tempo di attesa tra i vari lavoretti. In queste condizioni, l’unità della giornata lavorativa viene sconvolta. I lavoratori sono pagati secondo la mansione che svolgono.
Per ogni lavoro, gli algoritmi che fanno funzionare l’app di Deliveroo calcolano gli importi di pagamento secondo una serie di parametri come la distanza percorsa e requisiti che riguardano il tempo impiegato e che, presumibilmente, permettono «ritardi ragionevoli». Inoltre, la performance dei lavoratori si misura in base a una serie di stime calcolate dall’app (…) di cui allora viene stabilita la media per fornire mensilmente «valutazioni del livello di servizio». L’astrazione e le medie segnano le vite di questi lavoratori, anche se i loro protocolli di attività non sono vincolati dall’unità di tempo e luogo che caratterizza la fabbrica industriale classica. (…) questa tendenza a organizzare lavoro e capitale in modi che non possono essere classificati nei termini di un rapporto di lavoro diretto getta luce su molti casi differenti del lavoro contemporaneo, compresi quelli definiti da complessi accordi di subappalto. (…)
Il crowdwork e il lavoro on-demand tramite app, le due forme del lavoro di solito associate con la gig economy, includono moltissime differenti attività, regolamenti e compiti, ma «hanno anche innegabili somiglianze». Mentre potenzialmente permettono orari di lavoro flessibili e negoziazioni soggettive dei confini tra lavoro e vita, «spianano la strada a una profonda mercificazione del lavoro». (… )da una parte, termini gergali come «gigs [lavoretti]», «tasks [compiti, mansioni]», «rides [corse]» e così via, tendono a nascondere la realtà del lavoro, la classificazione della maggioranza dei lavoratori nella gig economy come contractor [contraenti in appalto] indipendenti, dall’altra, oscura la realtà della loro dipendenza da piattaforme che organizzano e comandano la loro attività.(…)
(…) Mentre in questo ambito le operazioni degli attori capitalistici risultano in un’enorme frammentazione degli incarichi lavorativi, attribuiti a individui specifici, queste operazioni codificano efficacemente un ambiente produttivo formato da molteplici forme di cooperazione dalle quali estraggono lavoro e valore in modo sfuggente. In questo senso, il funzionamento di Amazon Mechanical Turk è paradigmatico. La distribuzione via post delle mansioni da parte di «coloro che forniscono lavori» [requester], che significativamente vengono chiamati «Human Intelligence Tasks», genera un «flusso di lavoro» in cui la partecipazione dei lavoratori individuali viene sincronizzata, valutata e gestita da un sistema algoritmico di controllo. Questo sistema di controllo gestisce il divario tra il flusso di lavoro – che significa la natura collettiva e cooperativa del lavoro – e il contributo di lavoratori in quanto individui, che è completamente subordinato alla continuità e alla produttività del flusso. Ogni operazione di gestione algoritmica realizza così una doppia astrazione del lavoro. Da una parte, essa astrae letteralmente mansioni e attività specifiche dall’esperienza incarnata di un singolo lavoratore inserendolo in un flusso di lavoro che oscura qualsiasi soggettività. Dall’altra, queste misure di controllo riproducono, in modo frammentario ma efficace, la misura del lavoro astratto come griglia normativa per la valutazione e la remunerazione dell’attività umana, indipendentemente dal fatto che si tratti di «valutazioni del livello di servizio» o di valutazioni guidate dal cliente che possono determinare la reputazione e la futura occupabilità [employability] del lavoratore.
(…) Anche se non neghiamo la rilevanza analitica dell’idea di taylorismo digitale in specifici settori e branche dell’economia – per esempio, per rimanere nel mondo della logistica, nei magazzini di Amazon, crediamo che come descrizione generale delle tendenze emergenti nell’organizzazione e nello sfruttamento del lavoro, quest’idea possa essere fuorviante. Considerate il caso del Mechanical Turk di Amazon. (…) [I lavoratori, sono incoraggiati e sollecitati a dimostrare e implementare le loro competenze e saperi per l’esecuzione di mansioni specifiche, mentre l’assemblaggio di queste mansioni (e delle relative competenze e conoscenze) all’interno del flusso di lavoro si dà ex post attraverso operazioni algoritmiche. (…) la gestione algoritmica (…) fa esplodere la giornata lavorativa.
Accesso a Turkopticon.net
Radio Ondarossa – estrattivismo dei dati: Daniela Tafani, docente di filosofia politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa

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