Anche questo articolo esemplifica il problema tipico del “pensiero complice suo malgrado” dell’egemonia liberista: il “digitale” come unicum, da respingere in blocco senza articolazioni e senza autentica riflessione, in nome di un minoritarismo solo distruttivo. Qui, però, il discorso ruota intorno a due affermazioni da respingere per la loro valenza potenzialmente discriminatoria nei confronti delle situazioni familiari più fragili e povere di stimoli culturali, per altro in evidente contraddizione con l’assunto (condivisibilissimo) che l’istruzione è relazione umana cooperativa:
“E i docenti? I docenti cosa fanno? Fanno fronte tranquillizzando le famiglie sul fatto che se anche la scuola fosse chiusa per due mesi non succederebbe niente? Che la vita scolastica non è la corsa dei cento metri che se rallenti poi finisce che perdi? Che basterebbe che gli studenti ne approfittassero per riempire magari le lacune e riguardare le cose fatte?”