Una comunicazione florilegio, quella odierna, come le immagini mettono in evidenza.
Alle ormai abituali difficoltà espositive, che la retorica – clamorosa nel “Carissimi” di apertura e nell’intero capoverso di chiusura – rende ancora più insopportabili, si sommano l’incredibile celebrazione della “solidarietà” tra istituzioni della Repubblica, quali sono le scuole e gli organismi amministrativi e di supporto centrali e periferici, come se tra essi vi potessero essere rapporti diversi da quelli di collaborazione. Che sia una presa di distanza implicita e comunque tardiva dalle iniziative di tipo competitivo che hanno caratterizzato le ultime stagioni “digitali”?
Del resto, che cosa siano la sfera pubblica e quella privata e quali le loro differenze non sembra una preoccupazione del Dipartimento per le risorse umane, finanziare e strumentali del superiore, che si riferisce alle aziende impegnate nella fornitura di servizi e materiali come partner, generosi e ormai irrinunciabili.
Non manca l’equazione emergenza=innovazione, come se fosse davvero necessario stimolare coloro che si stanno adoperando per ridurre i danni della mancata presenza con sovrascopi enfatici e rutilanti.
Al conseguente e immancabile riferimento alle “sfide della modernità“, infine, va a onor del vero, riconosciuta l’onestà intellettuale di affermare il primato dell’economia su società e cultura.
[…] infatti il tono informale della collega Boda e, allo stesso modo, non riesce a non cadere nella retorica della solidarietà, della “scuola […]
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