Le “Ragazze dell’Eniac”

Ci ricorda Vaccari:

Kathleen McNulty, Mauchly Antonelli, Jean Jennings Bartik, Frances Snyder Holberton, Marlyn Wescoff Meltzer, Frances Bilas Spence e Ruth Lichterman Teitelbaum, nomi rimasti nascosti per tanto tempo nella locuzione “le ragazze dell’ENIAC”, [hanno gettato] le basi per automatizzare quel primordiale gesto dell’utilizzo. Per risolvere un problema la macchina doveva essere impostata ogni volta e hanno fronteggiato questo lavoro con le nude mani e senza documentazione procedendo per prove ed errori finché non trovavano la disposizione giusta degli interruttori. Consideriamo che veniva loro fornita una ambigua e sommaria formazione utile solo a far credere che fossero “comandate” dall’ingegnere maschio di turno. Inventarono e sperimentarono soluzioni, disegnarono diagrammi macchina (come le nostre infografiche) ed il gesto dell’utilizzo cominciò a prendere forma. La macchina, terminata la procedura e “sputato” l’output dimenticava tutto, e per eseguire una nuova funzione si doveva “fisicamente” ricominciare il lavoro.
Collegavano le varie unità, armadi pieni di elettro-meccanismi, spostando a mano i numerosi cavi e i corrispondenti interruttori. Per eseguire un nuovo algoritmo erano necessarie ore e giorni e queste donne, sulla carta vere e proprie matematiche, nei fatti erano informatici ante-litteram, cioè “programmatori”: vengono apostrofate così da Google.



 
Il peso e l’importanza di questa professione tutta maschile è diventata talmente significativa che è complicato perfino declinare la frase “erano informatiche ante-litteram cioè programmatrici”; vista l’insita subalternità di genere di tipo linguistico del sostantivo programmatore che cancella la loro appartenenza al genere femminile non rendendo loro onore. Va segnalata insieme all’espressione “pensare come un informatico”, più avanti nel testo, perché le implicazioni del sessismo linguistico gioca un ruolo molto importante nella decostruzione (reverse-engine) degli algoritmi (…).
 
Le Ragazze erano il processore centrale, il Central Processing Unit (CPU) che l’ ENIAC non aveva ma nessuno fece parola delle sei donne alla presentazione in stile hollywoodiano della macchina al pubblico nel 1947. Nessuna fu invitata all’evento che cambiò il mondo, una “dimenticanza” che si sarebbe ripresentata nel 1997 al 50° anniversario89, hanno ottenuto il riconoscimento che meritano solo per le pressioni di Kathryn Kleiman che le ha salvate dal secondo oblio ufficiale. Avvocata di Internet, per vent’anni ha svolto un enorme lavoro documentale nell’archivio dell’ENIAC e negli annali dell’Ordine Professionale Informatico dove le donne erano scomparse perché classificate come “impiegate “.

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