Implicazione conseguente ai parametri impiegati nelle scelte di moda n campo digitale.
“È uno spostamento «percettivo», che (…) si esprime in due modi. Il primo è nell’assuefazione a servizi e prodotti di qualità tendenzialmente inferiore rispetto alle potenzialità che potrebbero esprimere. Paghiamo la gratificazione immediata di un bisogno con prestazioni digitali arrotondate per difetto. Per esempio, ascoltiamo musica di qualità (…) Leggiamo anche notizie online approssimative, fuorvianti o in alcuni casi addirittura false, sulle quali costruiamo poi convinzioni e giudizi parziali e polarizzati. (…) Guardiamo anche video subendo continue interruzioni pubblicitarie.
Lavoriamo (…) con più affaticamento e minore soddisfazione. (…) i prodotti e i servizi tecnologici di largo consumo sono di qualità tendenzialmente inferiore alle potenzialità che potrebbero esprimere. Ma noi ci sentiamo comunque gratificati. Li sentiamo nostri, tagliati su misura per noi. Esprimiamo la nostra preferenza per tecnologie digitali che ci rispondono velocemente e senza sforzo. Così esaltiamo noi stessi. Ecco il secondo costo percettivo (e, contemporaneamente, sua caratteristica) dell’assuefazione al digitale
(G. Sgueo, “Il divario. I servizi pubblici digitali tra aspettative e realtà“)