Materialità dei dati

Chiarisce Nick Srnicek:

(…) il capitalismo avanzato, nel Ventunesimo secolo, (…) [è incentrato] sull’ottenimento e l’uso di un tipo particolare di materiale grezzo: i dati. Tuttavia è importante essere chiari su cosa questi siano. Prima di tutto, andremo a distinguere i dati (informazioni su qualcosa che è accaduto) dalla conoscenza (informazioni sul motivo per cui quel qualcosa è accaduto). I dati possono implicare la conoscenza, ma non si tratta di una condizione necessaria. I dati implicano anche una registrazione, e quindi uno strumento materiale di un qualche tipo. In quanto entità registrata, ogni dato richiede dei sensori che lo catturino e dei potenti sistemi di archiviazione atti alla conservazione. I dati non sono immateriali, come sarà velocemente dimostrato anche solo da uno sguardo distratto al consumo di energia dei centri dati (e internet nel suo insieme è responsabile di circa il 9,2 per cento del consumo di energia elettrica a livello mondiale). (…) La maggior parte dei dati va pulita e organizzata in formati standard per poter essere utilizzabile. Analogamente, generare gli opportuni algoritmi può comportare l’immissione manuale di insiemi di regole nel sistema. Questo significa complessivamente che la raccolta dati, oggi, dipende da una vasta infrastruttura che cattura, registra e analizza. Cosa viene memorizzato? In breve, dovremmo considerare i dati come il materiale grezzo che deve essere estratto, e le attività degli utenti come la fonte naturale di questa materia prima. Proprio come il petrolio, i dati sono un materiale che va estratto, raffinato e usato in tanti modi diversi. Più dati si posseggono, maggiori sono gli utilizzi che è possibile fare con essi. I dati sono stati una risorsa disponibile già da diverso tempo e usati, in maniera minore, in precedenti modelli di business (particolarmente nel coordinamento della logistica globale nella produzione in ottica lean). Nel Ventunesimo secolo, tuttavia, la tecnologia che serviva per trasformare attività semplici in dati registrati è diventata progressivamente sempre più economica; e lo spostamento verso comunicazioni basate sul digitale ha reso la registrazione via via più semplice. Si sono rese disponibili nuove, enormi quantità di dati potenziali, e nuove società sono nate proprio per estrarli e usarli per ottimizzare i processi di produzione, per fornire indicazioni sulle preferenze dei consumatori, per controllare i lavoratori, per creare le basi per nuovi prodotti e servizi (…) e per vendere a inserzionisti. (…) I dati sono passati via via dal rappresentare un aspetto periferico degli affari a una loro risorsa centrale. Nei primi anni del secolo, non era tuttavia chiaro che i dati sarebbero divenuti la materia prima che avrebbe innescato un enorme cambiamento nel capitalismo. Gli sforzi crescenti di Google hanno semplicemente messo al centro i dati per togliere ricavi pubblicitari ai media tradizionali, come giornali o televisione. Google ha fatto un nobile lavoro nell’organizzare internet, ma da un punto di vista economico nulla di questo è stato rivoluzionario. Tuttavia, all’espandersi di internet, con le società che sono andate dipendendo sempre più dalle comunicazioni digitali per ogni aspetto del proprio lavoro, i dati sono diventati sempre più importanti. (Nick Srnicek, Capitalismo digitale. Google, Facebook, Amazon e la nuova economia del web, LUISS University Press)