Processi educativi di movimento, verso l’educazione formale

Nell’analisi del rapporto tra lotta politica e pedagogia insorgente, concepita in antitesi ai programmi educativi tradizionali per i settori meno favoriti della società, che hanno valenza di sbordinazione, e pertanto come emersione e sistematizzazione di un sapere radicato nella cultura del popolo, in un movimento dal basso, trasformativo dell’intero progetto educativo e della stessa società, Muraca impiega

“tre categorie pedagogicamente dense: impegno, conflitto e [appunto] trasformazione. (…) Per Freire (…) gli esseri umani sono esseri di impegno, perché sono capaci di riflettere su se stessi, distanziarsi dalla loro realtà per ad-mirarla, farne oggetto di conoscenza e agire su di essa. La militanza (…) consente di inserirsi criticamente nel mondo e di assumere la responsabilità della sua trasformazione. (…) ). Le militanti del movimento (…) portano avanti conflitti con soggetti diversi (gli uomini, altre donne, le organizzazioni popolari, le istituzioni), a più livelli (interiore, familiare, comunitario, con la società, dentro allo stesso MMC) e riguardo a numerose questioni (genere, complessità culturale, modello di sviluppo, ecologia). (…) il conflitto, oltre a presentare notevoli espressioni di problematicità, ha un indubbio valore politico-educativo. L’educazione che si identifica con la coscientizzazione e la decifrazione critica del mondo, infatti, esige di pagare il prezzo della ricerca, della lotta, della trasgressione. In una società segnata dalle relazioni di oppressione e dalla colonialità, un’educazione di questo tipo promuove la disobbedienza e la collaborazione alla costruzione di alternative. In particolare, è l’orientamento alla relazione, la cura amorosa per il mondo che, pur non offrendo nessuna garanzia di soluzione, permette (…) di vivere i conflitti senza ridurli alle loro componenti annichilenti e distruttive ma piuttosto come una via per la trasformazione della situazione umana nella direzione del potenziamento, del dinamismo e della creatività. Il percorso di impegno nel MMC/SC, infatti, nasce e matura in un tessuto di relazioni significative, si esprime in una sempre più lucida consapevolezza dell’interdipendenza costitutiva degli esseri umani e in uno sforzo permanente di articolare istanze egocentriche ed eterocentriche, che conduce le militanti del movimento a vivere in termini profondamente interconnessi la trasformazione di sé e la trasformazione del mondo. (…) [In particolare, si utilizzano e si affermano] uno stile di relazione tra i soggetti educativi che valorizza l’interdipendenza e la reciprocità senza scivolare nell’egualitarismo; un intimo legame tra esperienza e conoscenza, nel quale la prima si configura come punto di partenza e necessario approdo della seconda; la concatenazione tra diverse dimensioni del sapere come presupposto per una visione complessa e critica della realtà. [Questo approccio non ha lo scopo di] provare l’incompatibilità tra l’educazione che si realizza nel movimento e quella scolastico-universitaria. Mira invece a identificare, proprio a partire dalla prassi educativa del MMC, alcuni orientamenti politico-pedagogici che potrebbero essere proficuamente messi a frutto anche negli spazi dell’educazione formale, con il fine di accrescere l’esperienza educativa. (M. Muraca, “Un’etnografia collaborativa con il Movimento di Donne Contadine a Santa Catarina (Brasile)”, Mimesis Edizioni)