Capitalismo pandemico

La definizione è di Chicchi, Marrone e Casilli.

le piattaforme digitali hanno prosperato esponenzialmente all’indomani della pandemia (…) il mercato del lavoro è oggetto di un “grande esperimento di lavoro da casa” che esercita pressione sui lavoratori aumentando la loro stabilità (…) Lavoro a distanza, “home office”, telelavoro o “smart working”: il fenomeno ha assunto diversi nomi nei diversi paesi. Con ognuno di essi si designa la condizione del lavoratore in regime di capitalismo pandemico, che si affida a un’infrastruttura digitale per svolgere attività produttive a distanza. Nuovi strumenti come Zoom e Teams, oltre a soluzioni ad-hoc per il monitoraggio dei dipendenti come Staffcop e Time Doctor, abbinano gli orari di lavoro non flessibili caratteristici del lavoro dipendente, con aspettative di maggiore produttività ed equilibrio tra vita personale e professionale (…) La generalizzazione della preesistente tendenza alla gestione algoritmica (…) [determina] anche l’ascesa di un nuovo paradigma economico il cui principio di base
è (…) la piattaformizzazione. (…) Per un numero sempre crescente di imprese e famiglie, la maggior parte delle attività che richiedono lavoro vivo si svolgono all’interno di servizi creati, offerti e coordinati dalle interfacce digitali delle piattaforme. In particolare, le piattaforme di mediazione del lavoro possono essere viste come ecosistemi digitali che catturano il valore prodotto dagli utenti che coordinano diversi attori economici attraverso l’abbinamento algoritmico. Poiché questi algoritmi sono alimentati da dati e basati sulla suddivisione di processi complessi in attività più piccole, il tipo di lavoro proprio delle piattaforme digitali può essere definito come attività taskified e dataficata. (…) il modello capitalista neoliberista ha trovato in questo tipo di processo socioeconomico un modo per rimodellare il suo modo di accumulazione e appropriazione del valore andando oltre la tradizionale istituzione salariale. Lo studio delle forme emergenti di lavoro mediate dalle infrastrutture digitali ha profondamente rimodellato la nostra comprensione del lavoro e delle relazioni industriali, così come le dinamiche istituzionali a cui eravamo abituati. (…) [Ha trovato ampio spazio la] convinzione delirante che le piattaforme possano costituire un nuovo quadro tecnologico per una cultura partecipativa emergente istituita all’inizio del ventunesimo secolo. L’etichetta concettuale solitamente utilizzata per descrivere questa cultura è “economia della condivisione” (…) uno stratagemma dell’ideologia del mercato con l’obiettivo di convincere i lavoratori organizzati e i sostenitori del lavoro ad abbassare la guardia di fronte alla crescente invasività delle nuove pratiche digitali di controllo
e orientamento condotte sociali. Un altro elemento fondamentale riguarda il modo in cui le piattaforme privilegiano e risolvono le questioni sociali, imponendo le proprie strutture al dibattito pubblico e ai processi di policymaking. (…) L’ultima e più evidente caratteristica del capitalismo pandemico è l’aumento delle disuguaglianze globali. Non è solo una questione di differenziali economici tra gli strati sociali. Sebbene dalla crisi del Covid-19 le fortune dei 25 miliardari più ricchi del mondo della lista di Forbes siano aumentate di 255 miliardi di dollari, ciò non dovrebbe oscurare le nuove disuguaglianze che emergono insieme a quelle vecchie. Compaiono ora discriminazioni per classe, genere, sessualità, razza, disabilità, istruzione,
residenza, capitale sociale ed economico insieme a differenziali di accesso alle reti, uso dei dispositivi, consumo di contenuti, capacità di programmazione con software specifici
(…) La crisi pandemica sembra naturalizzare la cultura e gli interessi aziendali delle piattaforme, poiché la produzione di dati e informazioni infonde incessantemente il tessuto stesso della nostra società. La crescente influenza e invasività delle piattaforme influisce sul modo in cui i valori e gli interessi pubblici sono definiti, legittimati e quindi praticati. Un esempio della crescente sovrapposizione tra la sfera privata e quella pubblica è l’accordo che Amazon ha firmato con oltre seicento dipartimenti di polizia americani per implementare la soluzione di videosorveglianza Ring. Questo sistema consente alle forze dell’ordine di accedere, senza mandato, ai video di sorveglianza ripresi nelle proprietà private.