Governance pubblica locale delle piattaforme

Pirone identifica tre linee di azione:

  • adozione e adattamento di prerogative locali già esistenti all’interno di uno specifico quadro normativo; gli attori principali sono le amministrazioni locali, gli ispettorati e i tribunali del lavoro, che possono imporre restrizioni o obblighi oppure si applicano così de-regolamentare la fornitura di un certo servizio (concessioni di licenze, tassazioni locali, obbligo di registrazione, tariffe dei servizi di trasporto privato;
  • costruzione di un’autonomia infrastrutturale di soggetti diversi dalle piattaforme, per esempio mediante accesso delle amministrazioni locali ai dati accumulati dalle piattaforme private, ma anche mediante valorizzazione del consumo etico e delle organizzazioni cooperative;
  • stimolo del dialogo sociale tra portatori di interesse, con le amministrazioni – ad esempio – che mediano tra imprese e sindacati, verso accordi territoriali. (Adattamento da M. Pirone, “La governance urbana del lavoro di piattaforma. Una ricognizione europea”. Sociologia del lavoro, 163-2022)

La seconda opzione è quella – ad esempio – di Bologna e Barcellona e potenzia il potere decisionale dei lavoratori di piattaforma; ma evidenzia spesso la debolezza finanziaria e tecnologica delle esperienze cooperative ed etiche, che hanno difficoltà di mercato.