Lo propone fra gli altri Chiriatti:
(…) si potrebbe avviare un nuovo filone di ricerca con una nuova figura, l’etologo digitale, che studi scientificamente il comportamento, lo sviluppo e le capacità esibiti da Iasima [pseudonimo dell’IA – NdR]. L’etologo digitale dovrebbe tenere in considerazione che le macchine presentano comportamenti fondamentalmente diversi dall’essere umano, soprattutto in termini di spiegabilità e trasparenza. Si potrebbero allora studiarne e prevederne gli effetti sull’umanità – sia positivi sia negativi – una sfida aperta a ogni esito, poiché non abbiamo ancora né metodi né benchmark di riferimento. Certamente, poiché il processo di comprensione di come gli algoritmi determinano la nostra interazione con l’IA influisce sullo sviluppo umano, serviranno anche competenze diverse da quelle di matematici e ingegneri. Per tali ragioni l’etologia digitale sarebbe un campo interdisciplinare dove gli informatici non dovrebbero essere lasciati soli. In etologia sono state individuate quattro dimensioni per spiegare il comportamento degli animali: la funzione, il meccanismo, lo sviluppo e la storia evolutiva del comportamento. (M. Chiriatti, “Incoscienza artificiale. Come fanno le macchine a prevedere per noi”)
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