Si contrappone al modello mainstream:
uniformazione, standardizzazione coatta frutto di accordi opachi fra tecnocrati; impiego delle medesime strutture gerarchiche per rispondere a esigenze differenti, in tutte le lingue, a tutte le latitudini; imposizione di procedure identiche a tutti, mediante una quota crescente di modelli premiali gamificati in cui si premia (con classifiche, badge, punti, like e altri segnali di ricompense chimiche) la partecipazione al Grande Gioco della Piattaforma di turno.
Gli esseri umani connessi alla rete di Internet nel 2022 raramente scelgono con quali esseri tecnici interagire e come; si trovano obbligati (volenti o nolenti) a imparare sequenze di comandi per poter effettuare operazioni banali. Devono imparare a comandare esseri tecnici presentati come servi(zi) inevitabili per vivere nel mondo, ineludibili forche caudine cui sottoporsi, cui obbedire. Imparare a comandare, imparare a obbedire. Anche i più ritrosi devono fare buon viso a cattivo gioco e impegnarsi per farsi amiche le tecnologie digitali, o almeno per evitare di irritarle e scatenarne così il potere distruttivo, con conseguente perdita di dati, preclusione di accesso a servizi essenziali (scuola, sanità, lavoro, ecc.), diffusione non voluta di informazioni riservate e così via. Non stupisce l’aumento esponenziale dell’alienazione tecnica, palese nel periodo della pandemia di covid-19, durante la quale la tanto decantata informatizzazione di scuole, aziende e servizi pubblici si è perlopiù concretizzata in deleghe tecnocratiche alle piattaforme dell’Internet globale, ben felici di essere chiamate a «risolvere» i problemi. La diversità biotecnica delle reti è importante non solo per ragioni di amministrazione (governance) democratica e di indipendenza, ma soprattutto per motivi di sostenibilità psichica, sociale, economica ed ecologica a lungo termine. (C. Milani – Tecnologie conviviali)