Così Lovink definisce le piattaforme, che non sono semplici aziende tecnologiche, perché esercitano un’influenza smisurata sulle attività adiacenti e sull’ecosistema in generale, per esempio in termini di impatto ambientale. Del resto utilizzano la tipica logica capitalista, che socializza i costi e privatizza i profitti. L’autore sottolinea che le conseguenze indesiderate non sono un bug ma ma una caratteristica specifica e basilare di questi dispositivi.