Piattaforme come sistemi dinamici

Le piattaforme sono sistemi dinamici per milioni di utenti, uno spazio transitorio dove la moltitudine agisce e interagisce. Potremmo liofiizzare Uber o Tinder, ma non ci aiuterebbe molto a comprendere la situazione. se torniamo, il giorno dopo, o nei 5 minuti successivi, il sito apparirà diverso, offrirà altri prodotti e prezzi, ricatterà gli utenti con altre urgenze e scarsità inesistenti.  Siamo nervosi, di fretta, e lo sono anche le piattaforme, che sono state progettate per sfruttare queste condizioni umane. Tale visione stride con la tesi della “(ri)mediazione”, poiché non si tratta più di versioni digitalizzate di oggetti multimediali pesanti e statici come fotografie, dipinti, pellicole cinematografiche, libri di carta e giornali, ma di minuscole e fragili tracce di dati che compaiono, lasciano un’impronta (like, transazioni, visualizzazioni di pagina) e poi scompaiono di nuovo. I cambiamenti repentini sulla piattaforma disintegrano lo status invariabile dei file e l’idea stessa di sito statico dotato di “pagine” (G. Lovink, “Le paludi della piattaforma. Riprendiamoci internet”, Nero editions)