Lovink lo definisce e valuta così:
una forma di attivismo su Internet che non si preoccupa più del rumore molesto dei canali dei social media e osa scavare più in profondità per fare una vera differenza. Invece di parlare solo di filtri di upload o delle schiere di eserciti di moderatori online a basso costo, lavoriamo alla prossima Internet. Il fascino dell’azione diretta guidata dai protocolli o stacktivismo sta nel suo movimento verso l’alto (dalle reti alla piattaforma alla stack) e verso il basso (protocolli, data center, cavi). in contemporanea. Internet è più dei social media, più di voi e della vostra app. Sembrerà forse uno slogan semplice e scontato, ma la visione integrale e pratica dello stacktivismo è promettente al di là dei del tecnosoluzionismo e dei suoi critici. (G. Lovink, “Le paludi della piattaforma. Riprendiamoci internet”, Nero editions)
Il volume citato chiarisce inoltre che questo approccio porta con sé numerose e importanti implicazioni:
- La progettazione di una stack autenticamente pubblica significa smantellare i monopoli, combattere la censura della sorveglianza statale ed aziendale e costruire infrastrutture per tutti;
- L’obiettivo è l’acquisizione di nuove capacità di agire insieme;
- Il punto di partenza nella progettazione della nuova infrastruttura deve essere il gruppo, anziché il singolo utente;
- L’indirizzo generale è sociale e ha come valori/principi la decentralizzazione, l’autonomia e la autodeterminazione tecnologica collettive;
- Gli strumenti devono essere temporali e orientati agli obiettivi, concentrati su ciò che bisogna fare ora, non sulla condivisione per il semplice gusto di condividere;
- In questo modo può avvenire il passaggio dal profilo al progetto, dal like al processo decisionale collettivo, dalla psicologia comportamentale a quella sociale, dagli influencer alla cooperazione, dalle shitstorm ai dibattiti;
- Si configura una lettura attiva e riflessiva dello stack in movimento, che non ne accetta l’attuale configurazione come un dato di fatto e prevede interventi dal basso contro la volontà di totalità della classe ingegneristica e dei suoi finanziatori;
- Si configura anche come ricerca di interconnessioni e associazioni che non possono essere delineate dall’alto e che – anzi – sfidano la standardizzazione, le astrazioni gli stereotipi
- L’analisi critica comprende la politica del codice, degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale; sa che le scienze comportamentali manipolano gli stati d’animo tramite l’utilizzo di accurate scelte di design delle interfacce;
- Sottolinea inquinamento elettromagnetico del 5G, email di phishing, fake news e così via;
- Incarna il desiderio di riappropriarsi di Internet e l’accatastamento di problemi, fattori e contesti è anzi una posizione epistemologica che consente di sviluppare la forza costitutiva dei nuovi sistemi tecnici, [che richiama anche il concetto di depuntualizzazione – NdR];
- Mette in chiaro che ciò che conta oggi è capire chi possiede Internet in termini di data center, cavi e pubbliche relazioni mediante un’analisi materiale;
- Deve andare oltre l’idea egocentrica di software libero in termini di libertà individuale del singolo utente come programmatore e collettivizzare le conoscenze, creando alternative convincenti;
- Deve trovare il coraggio di capire cosa sa e trarne le conclusioni più radicali.