Posizionamento

Questo articolo è un po’ particolare.

Cominciamo con un testo, adattato affinché contenesse almeno 500 caratteri, la soglia minima per cui il dispositivo artificiale di turno entrasse in azione, realizzando ciò che – impropriamente, essendo assenti le indicazioni di relazione sulle linee di connessione – Algor education chiama “mappa concettuale”:

Da questa vicenda è possibile ricavare una riflessione di carattere generale. Quando nel novembre 2015 DeepMind Technologies, violando le regole, ha avuto accesso alle cartelle cliniche di 1.6 milioni di pazienti identificabili del Royal Free Hospital, abbiamo assistito a una forma particolare di privatizzazione, che possiamo chiamare estrazione di valore-conoscenza. E ne concludiamo che un dataset può essere ancora di proprietà pubblica, ma che il metavalore del dato – ovvero il modello elaborato a partire dal dataset – è di proprietà privata. (fonte: K. Crawford – V. Joler, “Anatomia di un sistema AI” – “AI & Conflicts 01”, Krisis Publishing)

Ecco la “mappa” realizzata in modo automatizzato (mediante algoritmi):

Ecco invece la mappa realizzata da me, per altro già usata in altro articolo del blog:

Ovviamente, i due manufatti cognitivi sono confrontabili e sono possibili varie osservazioni, fino a determinare quale sia il più convincente, a seconda della significazione da ciascuno attribuita al testo originale. Un processo cognitivo e intellettuale davvero interessante, quale ne sia l’esito.

Quel che ora mi preme sottolineare, però, è che – nel campo dell’istruzione – sono possibili soprattutto almeno quattro posizionamenti, per lo più frutto di bias professionali di differente origine:

  1. una sorta di sacralizzazione della comunicazione artificiale, giudicata più allenata dell’essere umano ad analizzare e rappresentare i contenuti testuali (“insomma, è il “mestiere” a cui sono stati allenati gli algoritmi che la costituiscono!”);
  2. il respingimento neo-luddistico della sussunzione sia formale sia reale sottesa al meccanismo di automazione macchinica;
  3. il rifiuto sdegnato della possibilità da parte di adolescenti e bambini già impigriti e poco educati dalle famiglie al rispetto degli impegni, degli arredi e del personale scolastico, di utilizzare dispositivi che riducono la fatica dello studio;
  4. il riconoscimento compiaciuto della possibilità da parte degli insegnanti di disporre di forme di dispensa dalla comprensione diretta e guidata dalla mediazione didattica attiva, non solo innovative, ma producibili in automatico, con riduzione di carichi di lavoro divenuti ormai insostenibili, in considerazione dell’inarrestabile burocratizzazione del lavoro di docenza.

PS: un approccio autenticamente costruens prevederebbe l’apertura dialogica della black box algoritmica: dichiarazione del dataset, forma e scopo degli algoritmi, pattern individuati e applicati nella ri-produzione.