Ragionando in particolare di pandemia, Vespignani chiarisce che:
Le previsioni che riguardano una pandemia hanno orizzonti temporali limitati – da una a tre settimane – e anche sul breve periodo presentano delle incertezze che – come quelle meteorologiche – sono dovute alla nostra conoscenza incompleta delle condizioni del sistema e a molti altri elementi tecnici, incertezze da cui risultano quelle che comunemente vengono dette “forchette” intorno ai valori che pensiamo possa assumere il sistema nel futuro. Oltre a queste
poche settimane le previsioni non possono spingersi, perché la previsione stessa di una pandemia dall’evoluzione disastrosa porterà a prendere misure di contrasto e quindi a cambiare profondamente l’evoluzione del sistema. In questi casi entra in gioco l’analisi di scenario che analizza l’evoluzione del sistema in base a condizionalità e assunzioni su quali
politiche verranno messe in campo, su come cambierà il comportamento della società o su come muterà il virus. Sono scenari che non hanno una valenza previsionale ma mirano a fornire possibili mappe del futuro da impiegare come elementi di ragionamento per le istituzioni e i decisori. Gli scenari poi comprendono sempre quello che si chiama worst-case scenario, cioè lo scenario peggiore, quello in cui non si interviene e il sistema evolve in un quadro in cui il virus si muove incontrastato. Si tratta di uno scenario che per definizione non si realizzerà mai, ma lo si analizza perché rappresenta la pietra di paragone rispetto alla capacità delle mitigazioni che si metteranno in campo di modificare la traiettoria del sistema. Questo scenario serve anche, e soprattutto, per capire qual è il potenziale distruttivo del virus. (…) La scarsa familiarità con questi meccanismi ha fatto sì che, durante la pandemia, si sia assistito ad una cacofonia di voci che rilanciavano previsioni e scenari – o presunti tali – senza alcuna coordinazione e in maniera indistinta e conflittuale. (…) A livello globale si è avvertita
fortemente la mancanza di strutture in grado di proporre un tipo di comunicazione univoca, non basata su un solo modello o su un solo punto di vista ma che elaborasse un consenso a partire da modelli e algoritmi differenti, esattamente come accade nella meteorologia. (“Prevedere il futuro? Dati, modelli, sistemi complessi. Intervista a Alessandro Vespignani” – Pandora Rivista 3/2022)