Assuefazione

Gallina avverte:

Ricordo che, quando ho provato per la prima volta gli algoritmi di trasfer style ero rimasto estasiato dai risultati ottenuti. Avevo la percezione di aver tra le mani una fonte inesauribile di creatività; riuscivo a generare soggetti eleganti, accattivanti per l’occhio; soggetti che, per essere implementati a mano libera, avrebbero necessitato ore e ore di lavoro. L’imprevedibilità dei risultati sortiva un fascino innegabile. Col tempo però, dopo un uso prolungato, mi sono reso conto che la presunta imprevedibilità non era poi così imprevedibile. Il mio occhio si era abituato ai risultati del modulo artificiale. Questo è un fenomeno che interviene in quasi tutte le tecnologie impiegate nell’arte; all’inizio della loro comparsa appaiono innovative e irrinunciabili. Poi però, soprattutto quando vengono impiegate come fine e non come mezzo, risultano forzate, per non dire stucchevoli. Finché col tempo l’artista impara a scartare gli orpelli inutili di procedure consolidate, per conservare solo quei pochi strumenti consoni alla propria cifra artistica. (P. Gallina, “La protoarte dei robot. Quando l’arte, la robotica e l’intelligenza artificiale si intrecciano”)