Sottovalutazione del presente

Secondo Valerio, è – insieme alla distrazione – una delle conseguenze dell’impiego dei dispositivi digitali nella comunicazione:

Non c’è bisogno di valutare l’inquadratura migliore, possiamo scattare dieci foto e decidere successivamente quale conserveremo e se tagliarla. Non c’è bisogno di ascoltare attentamente una conversazione o una conferenza o una intervista intercettata su un medium qualsivoglia, possiamo recuperarla. O pensare di poterlo fare, anche se non sempre è vero. I vocali e la messaggistica testuale hanno soppiantato le telefonate perché possiamo riascoltarli, senza prestare troppa attenzione al contenuto e al momento in cui li riceviamo. Questo ovviamente comporta l’abitudine a inviare messaggi di testo, vocali o email a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno «perché tanto lo leggerà/ascolterà quando può». Rivedere, ripetere. La tecnologia ci consente una realtà, una sua rappresentazione, in cui il nostro corpo può essere in un luogo e la sostanza immateriale, attenzione compresa, in un altro. Questa rappresentazione rende possibile, che esista o no, la distanza e la differenza di sostanza tra corpo e anima. (C. Valerio, “La tecnologia è religione”)