Descrivere le tecnologie digitali come prodotti sociali e svelarne le ambiguità in modo emancipato e con scopo emancipante è dovere politico-culturale di una critica radicale della "platform society", capace di decostruire mediante cortocircuiti concettuali l'inganno tecno-liberista della "società della conoscenza sorvegliata".
[Il metaverso è] il risultato di un «parto gemellare», essendo l’equivalente virtuale del mondo (della realtà). È pertanto uno spazio d’interazione tra l’ambiente fisico, comunque inteso, e quello digitale, tra i quali sussiste un ininterrotto flusso bidirezionale di dati che genera un nesso imprescindibile tra le due dimensioni, le quali rimangono costantemente collegate attraverso un flusso di dati e di informazioni. I vantaggi sono diversi, a partire dal fatto di poter accedere facilmente ai dati di molteplici fonti diverse e di aggregarli. (S. Tagliagambe, “Metaverso e gemelli digitali. La nuova alleanza tra reti naturali e artificiali”)