Questa è la tesi dell’articolo di Molina, Tubaro, Casilli, Santos-Ortega che proponiamo dopo la citazione:
le questioni etiche coinvolte nella ricerca scientifica che si basa su piattaforme di microlavoro vanno oltre le mere misure di mitigazione [consenso informato, pagamento equo, descrizione dettagliata del compito, approvazione rapida del compito, identificazione istituzionale]. È necessaria una nuova concettualizzazione dei “partecipanti umani” in un mondo ibrido e digitale. Senza questa riconcettualizzazione dell’etica della ricerca, la pratica scientifica non riesce a trattare allo stesso modo i microlavoratori e i partecipanti diretti [alla ricerca], producendo di fatto una doppia morale: una applicata a persone con diritti riconosciuti da Stati e organismi internazionali (ad esempio, la Dichiarazione di Helsinky), l’altra a quelli che chiamiamo “lavoratori ospiti delle autocrazie digitali” per sottolineare la mancanza di regolamentazione nel settore del lavoro delle piattaforme digitali. (…) la capacità unilaterale delle piattaforme digitali di regolare questo nuovo spazio di creazione di valore attraverso una combinazione di organizzazione, tecnologia e lavoro umano consente loro di imporre condizioni alla loro nuova forza lavoro nei domini chiave di a) identità, b) condizioni di lavoro, e c) mezzi di pagamento, prerogative generalmente riservate ai governi. (…) Queste “autocrazie digitali” estraggono valore dai microlavoratori attraverso la loro capacità di mediare tra manodopera a basso costo e computer, un processo noto come “eteromazione” (…) nonché attraverso l’appropriazione dei diritti dei microlavoratori alla privacy e alla protezione dei dati personali. I microlavoratori non usano solo le loro capacità neurobiologiche
“umane”, ma anche la loro esistenza politica come cittadini nominali e le loro connessioni sociali per fornire valore alle piattaforme. Nonostante i progressi in molti paesi per regolamentare le piattaforme di lavoro su richiesta (consegne, trasporti e servizi personali) e per migliorare le condizioni di lavoro, la natura onnipresente delle piattaforme di lavoro solo online rende la regolamentazione difficile da raggiungere (…) Sebbene non tutti i microlavoratori siano ugualmente vulnerabili e molti di loro
traggano vantaggi economici e personali da questa attività, le piattaforme di microlavoro estraggono valore negando il lavoro di base e i diritti umani ai loro lavoratori ospiti. Una ricerca scientifica eticamente sana non può applicare un doppio standard morale per i partecipanti di persona e microlavoratori ibridi, come accade oggi. (José Luis Molina, Paola Tubaro, Antonio Casilli, Antonio Santos-Ortega – “Research Ethics in the Age of Digital Platforms” – traduzione in proprio)