Tubaro e Casilli ricostruiscono i passaggi e le modalità di ascolto da parte di esseri umani a ciò reclutati delle comunicazioni con gli assistenti vocali (Echo, Google Home, Siri, Cortana) e propongono questa interpretazione:
i problemi di privacy legati allo sviluppo degli assistenti vocali non sono reati isolati. Piuttosto, sono intrinsecamente legati alla natura ad alta intensità di lavoro degli attuali modelli di automazione, basati sull’apprendimento automatico e alimentati da dati prodotti dall’uomo. I sistemi di produzione alla base di questi modelli attraversano i confini, procurando lavoratori in Paesi (per lo più) a basso salario per ascoltare le registrazioni vocali di consumatori in Europa occidentale, Nord
America e altre parti del mondo a più alto reddito. In effetti, le tecnologie digitali consentono di trasferire immediatamente i risultati dei lavoratori in qualsiasi luogo,
riducendo la necessità di una vicinanza fisica. Gli sforzi delle aziende per minimizzare i costi della manodopera sono limitati solo dalla necessità di far coincidere le competenze linguistiche di consumatori e lavoratori. Il risultato è una geografia complessa che riproduce in larga misura le prossimità linguistiche ereditate dal
passato coloniale. (P. Tubaro – A. A. Casilli, “Human Listeners and Virtual Assistants: Privacy and Labor Arbitrage in the Production of Smart Technologies” – traduzione in proprio)