Democrazia proprietaria – cybercrazia

Utilizzo di piattaforme elettorali proprietarie, soggette ad algocrazia e strumento di cinismo digitale, che vengono invece rappresentate all’immaginario come partecipazione diretta. Questo tipo di piattaforma

“(…) mette insieme il controllo centralizzato dei flussi comunicativi e la partecipazione individualistica dei cittadini. Come nelle grandi piattaforme digitali, gli utenti diventano generatori di contenuti, e quindi sperimentano un accrescimento degli spazi di azione ed espressione. Cui segue (sic! NdR) ben presto – spesso all’oscuro dei cittadini coinvolti – un potenziamento degli strumenti di analisi e controllo dei gestori delle piattaforme e, nel caso dei partiti politici, una centralizzazione della capacità di indirizzo della leadership.” (Il principe digitale)

La democrazia proprietaria impiega pratiche decisionali di tipo plebiscitario, sulla base della convocazione degli iscritti da parte dei leader.

Spesso il decision making – intenzionalmente privato di possibilità di discussione approfondita e costante  e consistente nell’espressione immediata attraverso un voto per lo più binario – ha lo scopo di mobilitare i “fan” del movimento coinvolto – che agiscono isolati e spesso in forma solo domestica – per neutralizzare o tacitare gli attivisti veri e propri, in una strategia di stabilizzazione e conservazione della leadership, da parte di un ceto politico abile nello sfruttare la svalorizzazione della discussione politica e della partecipazione davvero attiva e dialettica determinata dall’abbassamento dei costi di iscrizione e di azione collettiva.

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