
Il neologismo accolto del dizionario Zanichelli è troppo generico. Siamo infatti di fronte a un concetto molto complesso. Il termine è stato infatti coniato nell’ambito degli studi critici, per definire l’esercizio di potere da parte degli algoritmi corporativi, per esempio da parte delle procedure di proprietà di GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft), NATU (Netflix, Airbnb, Tesla, Uber) e BATX (Baidu, Alibaba, Tencent, Xiaomi), a cui individui e società delegano la registrazione, l’immagazzinamento e lo sfruttamento di informazioni con fini di profilazione e di marketing. Costituisce il punto di massimo accentramento delle Reti attuali. Tra i suoi effetti fondamentali, la limitazione tecnologica delle libertà.
Gli algoritmi hanno valenza predittiva, ma anche prescrittiva, perché – combinati con la bolla cognitiva e culturale effetto della individualizzazione delle informazioni e dei servizi frutto della profilazione degli utenti – possono di fatto consigliare e vincolare comportamenti individuati come tendenziali o coerenti con abitudini e opinioni, espresse in forma diretta o inferite attraverso apprendimento macchinico e monitoraggio. Tra le caratteristiche importanti del processo di captazione dei dati e di manipolazione dei comportamenti va poi segnalata la sua capacità di agire in tempo reale.
Questo approccio, infine, trasforma il consumo in coproduzione just in time, perché il monitoraggio predittivo permette di produrre ciò che è già venduto. Il mercato precede la produzione. A produrre l’informazione necessaria a questa regolazione in tempo reale della valorizzazione del capitale sono i prosumer.
Come avverte Vaccari:
Demistificare l’algoritmo significa prestare maggior attenzione alla statistica in quanto scienza incaricata di produrre modelli e regole per la produzione degli algoritmi predittivi.
Come ci ricorda Ricciardi:
Le “tecnologie semantiche e l’interoperabilità” divengono il criterio distintivo di un processo lavorativo che, almeno nell’immaginario che viene veicolato, deborda continuamente in quello sociale e viceversa.
(…) l’algoritmo è alla base tanto delle tecniche della produzione industriale quanto della tecnologia sociale organizzata intorno non solo alla fruizione degli oggetti di consumo, ma anche dei modi di relazione tra gli individui e di questi ultimi con le amministrazioni pubbliche e private. Esso sembra risolvere tutte le antinomie che finora hanno caratterizzato il modo industriale di produrre, sovrapponendo la tecnologia alla tecnica (…).
La temporalità della conoscenza algoritmica si fonda sul presupposto che il futuro sarà tendenzialmente uguale al passato e che l’accumulo di una quantità sempre più vasta di dati può risolvere definitivamente il problema della previsione. L’innovazione si presenta così come valorizzazione dell’anacronismo con la trionfalistica prognosi che “tutte le questioni relative alla società e alla politica possono trovare una risposta nei dati che produciamo ogni giorno. La sociologia sta entrando in un’Età dell’oro in cui finalmente dispone di dati commisurati alla complessità dei fenomeni in esame, con benefici che potrebbero essere enormi per tutti a patto che i dati siano accessibili a ricercatori, politici e cittadini”. D’altra parte, se la “trasposizione dell’intelligenza e della volontà dell’uomo nelle macchine non è altro che una delle tante forme di oggettivazione della sua soggettività”, si deve anche riconoscere che non si tratta di una soggettivazione universalmente umana, ma che essa avviene secondo precise linee di partizione che replicano le differenze di classe, di sesso e di colore. Se il machine learning tende a sostituire più gli operatori finanziari che gli operai edili, i magazzinieri o le operaie tessili povere in Europa e in Asia, esso non conferma solo l’esistenza di gerarchie storiche legate alla distinzione tra il lavoro intellettuale e quello manuale, ma rivela anche la simmetria che li unisce nella comune sottomissione alla logica del profitto.
Nell’algoritmo, infatti, la tensione conoscitiva verso l’universale declina di fronte alla possibilità immediata di rendere profittevole il calcolo. La tensione assoluta verso il presente si rivela nella pretesa di aver trovato finalmente uno strumento che non ha bisogno di alcuna teoria che ne dimostri e ne affermi la validità generale, ma esiste solamente grazie alla funzione all’interno dei processi di riproduzione della società, (…) è (…) un rapporto di dominio che l’algoritmo in quanto oggetto elaborato fondamentale dell’industria 4.0 organizza e rappresenta. Esso può essere considerato tale perché non interviene solo nella produzione degli altri oggetti, ma anche nel loro consumo e, più in generale, svolge una funzione costante nella produzione e nel consumo del tempo da parte degli individui. (…) La funzione ordinatrice e programmatrice dell’algoritmo è fondamentale per il movimento stesso della società computazionale.
Sebbene per “ingegneri e tecnici gli algoritmi sono semplicemente il loro impiego”, essi svolgono una funzione eminentemente politica di unificazione. Gli algoritmi non pongono quindi solamente un problema di carattere etico, relativo agli effetti non voluti relativi al loro impiego o alla opacità dei processi decisionali che permettono. Essi sono invece oggetti rappresentativi perché definiscono ciò che deve essere visibile e ciò che invece deve rimanere implicito e inosservato. Non diversamente dalla merce marxiana, l’algoritmo è la figura di mediazione tra l’astrazione del calcolo e la materialità del lavoro come rapporto sociale (…) L’arbitraggio algoritmico estrae immediatezza, tempismo e rapida innovazione dai materiali grezzi di innumerevoli milioni di ore-uomo miseramente retribuite”.
(…). È stato di conseguenza sottolineato che questa logica del calcolo tende ad “allinearsi con forze che cercano l’autorità, gerarchiche e spesso politicamente conservatrici”. Il problema non è tuttavia solamente la continuità dei poteri che, in maniera più o meno accentuata, ha caratterizzato l’intera tradizione politica occidentale, quanto piuttosto la specificità della forma attuale di dominio nel quale l’industria 4.0 non è e non sarà meramente un’industria tra le altre e non sarà nemmeno la registrazione in modo innovativo di comunicare. Il problema è dunque in che modo la logica algoritmica si appresta a essere “il nome del controllo amministrativo e della concentrazione dei poteri della nostra società”. In altri termini si tratta di individuare quale rivoluzione del capitale si sta affermando all’interno della trasformazione peraltro radicale dei processi produttivi.
[…] fondamentale dell’algocrazia applicata ai flussi informativi dei social […]
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[…] che valuta e controlla mediante sistemi automatici e cibernetici e sensori umani ogni azione effettuata dai suoi componenti, a cui assegna l’obiettivo di […]
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[…] di erosione di una visione culturale comune, in conseguenza della personalizzazione algoritmica della ricerca di informazioni e della rappresentazione del territorio in funzione del consumo […]
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[…] Processo di accaparramento da parte dei fornitori di servizi dei dati relativi agli utenti e alle loro relazioni, anche in attesa di definizione di algoritmi di trattamento e analisi. […]
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[…] mediante il quale gli algoritmi imparano a riconoscere modelli nella realtà, mediante analisi automatica di insiemi molto esteso […]
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[…] cognitivo umano all’operare di sistemi decisionali che agiscono sulla base di ordini di complessità maggiori di quanto sia comprensibile da parte […]
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[…] di piattaforme elettorali proprietarie, soggette ad algocrazia e strumento di cinismo digitale, e invece rappresentate all’immaginario come partecipazione […]
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[…] costruite su base algoritmica, finalizzate a vincolare l’azione a determinati risultati. La definizione si applica ai […]
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[…] di prestazioni congrue allo spazio virtuale ricevuto e funzionali alle azioni dei propri algoritmi (Rielaborazione da Curcio, L’algoritmo […]
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[…] Utilizzo di manufatti culturali acquisiti al di fuori dei flussi algocratici. […]
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[…] della speculazione scientifica e della progettazione politica con il determinismo algoritmico, fondato sulle correlazioni tra i Big data, per decidere cosa è vero e cosa è giusto (Griziotti, […]
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[…] economico basato sulle rendite tecnologiche, sul possesso dei mezzi algocratici e di […]
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[…] estensibilità, (auto)aggiornabilità. È tipicamente luogo di sovranità sovrapposte a prevalenza algocratica. Può comprendere prosumer e soggetti categoriali, non necessariamente esseri umani attivi e […]
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[…] demistificazione dell’algocrazia; […]
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[…] di approccio, accesso e visualizzazione che utilizza gli algoritmi di raccomandazione incorporati nell’ecosistema dei social […]
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[…] Recinzioni degli spazi e dei tempi bioipermediali messe in atto per esempio da Amazon (commercio), Google (consumo culturale), Facebook (social network). Più in generale, il concetto si riferisce alla trasformazione della rete nel passaggio alla cosiddetta fase 2.0, quella che opera una larga e vincolante separazione tra la produzione di contenuti da parte degli utenti e il controllo su di essi e in generale sui dati da parte delle piattaforme di intermediazione, che se ne appropriano sottoponendoli a estrazione ed elaborazione algoritmiche. […]
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[…] informazionali di piattaforma capitalistica: è la vocazione e la capacità di convertire per via algoritmica le attività online in dati, ovvero in elementi raccoglibili, classificabili, quantificabili, […]
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[…] di piattaforma si appropria; non è un caso – per altro – che nel settore della socialità algocratica sia attiva il venture capitalism, e quindi la finanza, dal momento che in alcuni casi si mette in […]
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[…] Forma assunta dai processi di estrazione e produzione di valore dai dati, dai contenuti e dalle relazioni degli utenti nelle piattaforme della socialità algocratica, […]
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[…] algoritmi provvedono all’estrazione di dati e di […]
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[…] sia con l’azienda, sia con la clientela: al centro dell’organizzazione del lavoro è l’algoritmo che gestisce la piattaforma, che decide i tempi e i modi della prestazione e la remunerazione […]
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[…] Bacino di forza lavoro della gig economy, caratterizzata dalla precarietà e dalla necessità di assommare salario prestazionale in grado di assicurarne la riproduzione. La sua legittimazione culturale e politica è frutto della retorica dell’individuo proprietario e dell’autoimprenditorialità. La prestazione lavorativa è di tipo esecutivo ed è soggetta a organizzazione e gestione automatizzate e algocratice. […]
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[…] Secondo Eli Pariser è necessario che tutti acquiscano “un livello basilare di competenza in materia di algoritmi“, perché è diritto dovere dei cittadini comprendere e valutare “i sistemi informatici che agiscono sulle strutture e sulle scelte pubbliche. […]
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[…] correttamente ocietà dell’interrogazione. Quando poniamo una domanda ci stiamo rivolgendo al potere algoritmico e la risposta dipende dai suoi calcoli, spesso personalizzati in funzione delle caratteristiche […]
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[…] Sindrome di deficit dell’attenzione e di iperattività tipico del prosumer, che sviluppa più attività contemporanee su uno o più dispositivi digitali in suo possesso (personale computer, smartphone, notebook, laptop, mini-monitor nell’automobile e altri pieghevoli, video-lettori portatili, PC da taschino, tablet, smart-TV e così via), massimizzando l’impiego del tempo, ma rinunciando spesso all’approfondimento autonomo, indipendente dalla delega alla consultazione filtrata di database algocratici. […]
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[…] motori di raccomandazione online sono algoritmi usati da siti di informazione, da social media e da piattaforme di e-commerce con lo scopo di […]
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[…] Forma di potere culturale esercitato dalle piattaforme di sorveglianza, che dividono utenti e addetti selezionando e gerarchizzando il diritto alla conoscenza, mercificata e algocratizzata. […]
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[…] sono un esempio il lessico utilizzato per definire il rapporto di lavoro dei fattorini soggetti ad algocrazia e l’impiego della formula “democrazia diretta” per i sondaggi eteroguidati della […]
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[…] pseudo-attesa sociale dei dispositivi materiali e culturali di un presunto progresso fondato sul pensiero algoritmico e sulla […]
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[…] caso degli aeroporti e, via via, di molti luoghi resi “smart” e del lavoro soggetto ad algocrazia – la computazione e il soluzionismo diventano componenti fondamentali dell’esperienza […]
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