La resistenza culturale al digitale a intenzione capitalistica non deve sfociare in astensione e tanto meno in rassegnazione: questi due atteggiamenti sono infatti forme di accettazione passiva, di resa riverente al pensiero mainstream.
Si rende necessaria atto una strategia attiva di trasformazione collettiva degli approcci ai dispositivi e delle relazioni tra gli utenti, fondata su prassi a vocazione esplicitamente politica.
Vanno messe in progetto e costruite competenze irriverenti a impianto cooperativo e sociale, il cui primo passaggo è lavorare attivamente per un’adeguata comprensione critica delle condizioni attuali.
Produrre una sempre più adeguata rappresentazione pluridimensionale delle condizioni presenti può identificare e rinforzare punti condivisi e pratiche collettive di resistenza e di cambiamennto.
Ciò richiede una visione dinamica dei saperi coinvolti, il cui primo passaggio è la decostruzione delle semantizzazioni correnti.