Commercio estero

Argomenta Graeber

[Bisogna rendersi] conto di quanto (…) sia incredibilmente povera e semplificata una comune transazione di merci. Non occorre sapere quasi nulla dell’altro; tutto ciò che c’è da sapere è cosa vuole acquistare (…). Da qui la popolarità nei racconti dei primi viaggiatori greci o arabi dell’idea del “commercio silenzioso” secondo cui, in teoria, sarebbe possibile effettuare scambi commerciali con persone di cui non si sa assolutamente nulla, mai incontrate prima, lasciando alternatamente merci su una spiaggia. Il punto è ancora una volta che in molte società, in genere, i rapporti commerciali si intrattenevano con gli stranieri proprio perché richiedevano un lavoro interpretativo minimo. Nel trattare con persone che si conoscevano meglio di solito si applicavano altre forme di scambio più complesse; tuttavia, anche in questo caso, l’introiezione delle relazioni commerciali nei rapporti con i propri vicini permetteva di trattarli, a tutti gli effetti, come stranieri. L’analisi del capitalismo di Marx, infatti, attribuisce un ruolo centrale a questo fenomeno: è una capacità peculiare del mercato quella di cancellare la memoria delle transazioni precedenti e creare, di fatto, un velo di ignoranza tra venditori e compratori, produttori e consumatori. Chi acquista una merce di solito non ha idea di chi l’abbia fatta e in quali condizioni. Naturalmente, questo è ciò che porta al “feticismo delle merci”. (D. Graeber, “Le origini della rovina attuale”)