Afferma Graeber:
[In] qualsiasi società non capitalista (…) la produzione di ricchezza non è mai stata vista come un fine in sé ma come un momento subordinato di un processo più ampio il cui scopo ultimo era la produzione di persone. E Marx non suggerisce nemmeno che si trattasse di un’illusione soggettiva che abbiamo imparato a smascherare solo dopo aver sviluppato le scienze economiche; piuttosto, è l’esatto contrario. Avevano ragione gli antichi. Già nell’Ideologia tedesca Marx aveva avanzato l’ipotesi che la produzione di oggetti fosse sempre allo stesso tempo una produzione di persone e di rapporti sociali (così come di nuovi bisogni) (…) gli oggetti non rappresentano il punto centrale. Il capitalismo e la “scienza economica” potrebbero indurci a pensare che il fine ultimo della società sia solo l’aumento del PIL nazionale, la produzione di sempre maggiore ricchezza, ma in realtà la ricchezza non ha alcun senso se non in quanto mezzo per la crescita e l’autorealizzazione degli esseri umani. (D. Graeber, “Le origini della rovina attuale”)