Analizza Gallina:
Abbiamo delegato ai computer parte delle attività cognitive della mente. Le macchine simulano al posto degli uomini e sanno farlo in maniera più efficiente (…). L’arte non è rimasta immune a questo nuovo paradigma esplorativo della creatività. Quella che viene definita arte digitale ne è un esempio significativo. La tela è sostituita da un insieme ordinato di pixel; la vasta tonalità dei colori, ossia la tavolozza, da palette di colori artificiali. Tracciare un nuovo segno non compromette il risultato del lavoro finale. Si può sempre intervenire, correggere, distorcere, rimpicciolire, copiare e aggiustare. I ripensamenti sono una forma esplorativa della tecnica. L’errore non è evitato con tenacia, ma diventa una prassi conoscitiva, (…) basta pigiare il tasto di undo quando necessario e ripartire dal passo precedente. Il cambiamento non è solo procedurale. Ha un impatto intenso sulla mente dell’artista, sul suo modo di interagire con l’oggetto prodotto e sul senso stesso dell’opera d’arte. L’artista è consapevole del fatto che può sempre procedere per tentativi, (…) Ciò trasforma la ricerca estetica. Nella mente di un artista in carne ed ossa sono presenti degli “algoritmi” preposti a eseguire determinate azioni: tracciare una linea, valutare i livelli di nero, eseguire un tratteggio in rapida successione, ecc. L’insieme di questi algoritmi definisce lo stile dell’artista; questi algoritmi mutano lentamente nell’arco della carriera dell’artista. Nell’arte digitale, parte degli algoritmi è delegata al software; per esempio, un artista può decidere di riempire un’area con una texture prefissata. (…) l’esperienza umana vive in simbiosi con gli algoritmi informatici che popolano i software di grafica. (…) i tool digitali non sono solo strumenti asettici nelle mani degli artisti; sono anche, e soprattutto, moduli che modificano le concezioni dell’artista, il suo modo di sperimentare e la sua stessa sensibilità estetica. (…) Un software di visualizzazione grafica permette agli occhi di misurare e giudicare proporzioni come la sola immaginazione non sarebbe mai in grado di fare. Ma le macchine non si limitano a trasformare un’idea in una realtà virtuale e provvisoria. Gli algoritmi hanno raggiunto livelli tecnologici così potenti che a volte sono essi stessi in grado di sostituirsi in tutto e per tutto a componenti cognitive e capacità manuali dell’artista. (…) Con l’avvento delle procedure automatiche e dei sistemi digitali, artisti e matematici ebbero un approccio diverso rispetto al passato. Se una macchina affianca per alcuni compiti semplici e specifici l’artista (o lo scienziato), la mente del creativo viene sgravata dalla tediosità dei calcoli e dalle procedure basilari; ciò apre la strada alla sperimentazione intensiva. Si tratta di una filosofia procedurale basata sul trial-and-error; si prova e si riprova, senza limiti o ansia di sbagliare; l’esperienza si traduce nel selezionare ciò che emerge di buono dalle sperimentazioni – fosse anche l’un per cento dei tentativi – da ciò che invece risulta banale, sgraziato o inespressivo. (P. Gallina, “La protoarte dei robot. Quando l’arte, la robotica e l’intelligenza artificiale si intrecciano”)