Generalizzazione del modello aziendale di Uber, che definisce i rapporti tra produzione di servizi, lavoratori e utenti fondati su piattaforme digitali che connettono il servizio stesso, la sua produzione e gli utenti, sulla base della separazione tra proprietà di un bene e servizio che esso è in grado di fornire.
Questo processo origina un nuovo proletariato, che si colloca in rapporto diretto con il cliente e non con l”impresa, perché interloquisce con il consumatore del servizio secondo uno schema professionale che simula quello della libera professione.
Uber, infatti, agisce come intermediario tra possessori di automobili e potenziali passeggeri: il conducente è quindi rappresentato come lavoratore autonomo, mentre la committenza ricevuta lo avvicina in realtà al lavoro dipendente.
Uber, come Airbnb, sfrutta tecnologie frutto di investimento pubblici (GPS, Internet) e gli effetti di lock.in e moltiplicazione della rete.
La retorica dell’innovazione – in realtà sempre meno efficace, anche a fronte di recenti sentenze e intenzioni legislative in varie parti del mondo – nasconde intenzioni speculative che sfruttano l’incongruenza tra modalità di lavoro e sistemi di qualificazione giuridica delle prestazioni.
[…] Forma di pagamento sostitutiva del salario tradizionale, impiegata nel caso del micro-lavoro digitale e nella sharing economy. […]
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[…] di potenzialità a tecnologie esistenti. Ne sono un esempio le piattaforme di intermediazione proprietarie di App per smartphone, ovvero di strumenti già ampiamente distribuiti nel corpo del consumo […]
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[…] dall’uso dei dispositivi digitali, si estende dal HFT (High Frequency Trading) al lavoro uberizzato ed è caratterizzato dalla velocità e dall’opacità delle procedure, difese dal segreto […]
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