Il riferimento è ai walled garden, alle recinzioni del capitalismo di piattaforma, che l’immaginario collettivo fa coincidere con la “rete“, considerandole la sola configurazione possibile, anziché coglierne la reale struttura e le autentiche implicazioni. Questo aspetto è particolarmente evidente – con rare eccezioni – nel campo dell’istruzione.
Come riassumono Bertola e Quintarelli:
“il fornitore del servizio attira in qualche modo l’utente all’interno del proprio recinto e poi costruisce ogni genere di barriera artificiale per evitare che possa uscirne, costringendolo ad accettare condizioni sempre più sfavorevoli e a farsi profilare e rivendere come merce.” (V. Bertola – S. Quintarelli, “Internet fatta a pezzi. Sovranità digitale, nazionalismi e big tech”)
Tra i compiti della critica radicale è vi è perciò anche quello di far emergere e valorizzare le alternative ideali e operative.