Grottesco già nel nome originariamente assegnato al file, questo documento affianca alla scontata retorica una pesante ignoranza di merito. Quella distinta da Luciano Floridi dall’insipienza (la condizione di chi sa di non sapere): gli estensori, infatti, non sanno di non sapere.
Al di là del fatto che ignorano che le scuole dopo le “medie” si chiamano “secondarie di secondo grado” e che il termine degli studi da tempo non si chiama più “maturità” – ovviamente destinata a quei “maturandi” che popolano l’immaginario delle nostalgie clerico-paternaliste – , gli autori:
- non sanno di non sapere che “web” è un significante-quasi-vuoto, un’etichetta generica e gergale, utile solo a non comprendere davvero la “platform society“;
- ignorano che “le tecnologie digitali”, così come le “conoscenze e competenze digitali” o gli “adeguati strumenti tecnologici”, hanno la medesima caratteristica pseudo-semantica, in quanto definizioni che velano più di quanto rivelino, invisibilizzando differenze e assumendo la prospettiva riduttiva tipica del pensiero unico;
- non sanno di non sapere che nessuno strumento tecnologico è esente dall’implementare intenzioni e visioni dell’uomo, della natura, della vita, del lavoro e così via;
- ignorano – con una coerenza di cui va loro dato atto – l’inconsistenza del concepire un modello di “formazione” a sua volta unico, così come dell’espressione “didattica digitale“;
- non sanno di non sapere che riferirsi come “nuove tecnologie” a dispositivi la cui architettura di fondo è pluridecennale è davvero ridicolo, soprattutto se si parla di bambini e ragazzi che le incontrano e se le rappresentano come elementi di un panorama usuale, anche quando ne siano privi;
- ignorano che la “classe virtuale” è una forma organizzativa e non strumentale della comunicazione e la declinano con abbreviazioni gergali e confondendo marchi commerciali e categorie funzionali;
- non sanno di non sapere che le leggi federali USA e i regolamenti europei vietano l’uso di molti servizi prima di una soglia di età che va da 13 anni in su;
- ignorano che usare espressioni come “piattaforme varie” significa contribuire ai travestimenti lessicali tipici del capitalismo di sorveglianza;
- non sanno di non sapere che i “motori di ricerca” – il cui utilizzo è collocato nell’ambito di surreali e sciatte “competenze informatiche” – si dividono in varie categorie, in particolare quelli che profilano gli utenti secondo modalità customer care e quelli che non lo fanno.
Un bel tacer non fu mai scritto.