Atteggiamento preconcetto di esclusione discriminatoria assunto dai sostenitori espliciti del pensiero unico e da coloro che ad esso si sono rassegnati – spesso in nome di un autoimposto pragmatismo-, nei confronti della critica radicale di orientamento economico alla platform society, che produce valore mediante meccanismi estrattivi algocratici applicati alla conoscenza mercificata.
In nome dell’efficientismo e della razionalità del mondo a buon mercato, il tecno-abilismo afferma l’impossibilità non solo di alternative operative immediate, ma anche di una visione culturale e di un progetto politico, di una riflessione collettiva e del diritto a una cittadinanza trasparente, che possa partecipare in modo attivo e autonomo.
Per questa ragione, assegna ai grandi player del capitalismo cognitivo e ai loro più o meno consapevoli emissari l’autorevolezza e lo spazio per trasmettere lessico e concettualizzazioni mainstream, conoscenza depositaria, competenze adattive, rinunciando a priori a qualsiasi approccio emancipante.
In forma attenuata, propone la diade opportunità/pericoli, scaricando sul singolo utente la responsabilità che andrebbe invece assunta in forma collettiva e istituzionale dai soggetti con compiti di regolazione democratica delle comunità.
Questo approccio è alla base dell’acquisizione di competenze basate su pratiche reverenziali nei confronti dei dispositivi digitali dominanti e su prassi e sapere tendenzialmente replicativi.
Va contrastato assumendo una visione intenzionalmente politica e trasformativa.